E adesso?

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Ciò che era nell’aria da aprile è arrivato a conclusione. Elon Musk è il nuovo padrone di Twitter. Non mi interessa parlare in questa sede del tira e molla durato sei mesi tra la vecchia proprietà e il miliardario sudafricano, né di cosa potrà eventualmente accadere nella gestione di Twitter. Magari ci torneremo su, ma in un’altra sede.
Il tema su cui vorrei focalizzare l’attenzione oggi è un altro e riguarda più da vicino noi che gestiamo istanze di Mastodon. Come prevedibile è ripreso il travaso di utenti da Twitter verso le istanze del fediverso, impattando, ovviamente, soprattutto sulle istanze più grandi. Gli amici di mastodon.uno, ad esempio si sono trovati con oltre 28k utenti in pochi giorni, ma la cosa ha riguardato un po’ tutti (anche noi, che siamo un’istanza molto piccola, abbiamo raddoppiato gli utenti in un pomeriggio). Se da un lato questa crescita improvvisa degli account su Mastodon non può che fare piacere a coloro che hanno creduto in questo progetto, dall’altro pone dei dubbi che vanno, a mio avviso, affrontati. Va da sé che una crescita così grande di account pone dei problemi di risorse che devono essere valutati accuratamente da chi gestisce le infrastrutture sui cui girano le istanze stesse, sia che siano affidate in gestione a qualche provider sia che, come la nostra, siano gestite internamente. Il problema non è tanto tecnico quanto economico. Sono certo che chi sta dietro alle singole istanze di Mastodon abbia le necessarie competenze per gestire queste problematiche, ma il punto vero è chi sostiene i costi di adeguamento di ciò che sta dietro a una istanza? Mastodon funziona grazie all’impegno di persone che volontariamente si mettono a disposizione per far funzionare il tutto, ma ci sono dei costi vivi che non possono essere risolti con l’impegno e la buona volontà: ci vogliono i soldi. Sarebbe giusto che gli utenti che usano le singole istanze contribuissero con delle donazioni, ma questo è un modello che difficilmente funziona, un po’ perché l’utente medio di un social pretende di avere il servizio gratis (dimenticando che, come diceva qualcuno, se il prodotto non ha prezzo allora il prodotto sei tu), e un po’ perché il modello delle donazioni, fatte su base volontaria, non permette di avere dei flussi di cassa costanti che sono quelli che permettono di gestire un business, anche di dimensioni relativamente piccole come queste.
Ed ecco il dubbio che si profila all’orizzonte e che rischia di minare alla base il modello di Mastodon: il progetto deve crescere, per diventare un concorrente serio dei social commerciali, ma questo comporta una crescita dell’infrastruttura tale da rischiare di non poter più essere gestita da volontari e con relativamente pochi fondi, con il rischio di finire con l’adottare per forza di cose, un modello commerciale, in aperto contrasto con quello che era lo spirito iniziale del progetto. Sono pochi i progetti che riescono davvero a mantenere intatto lo spirito originario nel momento in cui la crescita diviene rapida.
Io non ho la risposta a questi dubbi, ma credo che la comunità che sta dietro a Mastodon in Italia, pur nelle sue diverse anime, debba iniziare a ragionare su questa tematica, prima di trovarsi al punto di non ritorno.
Sarebbe un peccato se, dopo tutto il lavoro fatto nel nome della libertà di espressione, fossimo costretti a piegarci alla necessità di adottare un modello differente solo perché le dimensioni del giocattolo sono diventate talmente grandi da non essere più gestibile.